Il complesso delle tombe malatestiane, realizzato nella prima metà del Quattrocento da Matteo Nuti, Len Battista Alberti e Agostino di Duccio, ricorda il periodo di dominazione dell’illustre famiglia romagnola sulla città di Fano durato oltre un secolo.
Estremamente preziosi sono i codici malatestiani, raccolta di leggi che descrivono nel dettaglio la vita del medioevo a Fano.
Ma questo angolo di Fano è particolare perché ciò che non si trova affascina quanto le strutture presenti.
Curiosa la storia della iconica lapide attribuita erroneamente per secoli ai Malatesta ma riconducibile invece alla famiglia Boccacci, presenti quasi incombenti nella loro aggettarsi le tombe dei coniugi Paola Bianca e Pandolfo III Malatesta, il cui farsetto è stato recuperato ed esposto nel Museo del Palazzo Malatestiano, a cui si aggiunge il sarcofago del medico di famiglia Bonetto da Castelfranco.
La monumentalità della adiacente ex Chiesa di San Francesco è amplificata dalla totale assenza del tetto, rimosso negli anni 30 del Novecento poiché reso instabile da scosse di terremoto.
In pratica si giunge a questo sottoportico con l’intenzione di ammirare magnifiche opere d’arte ma si finisce inevitabilmente per perdersi dentro l’azzurro del cielo.