Palazzo de Pili è stata la sede del veglione di Carnevale del 2020, tradizione che da quasi sette secoli si perpetua ogni anno con grande partecipazione della città.
Se è storicamente impossibile attribuire il titolo di Carnevale più antico d’Italia, sicuramente quello di Fano è il più dolce. Il caratteristico getto dei dolciumi caratterizza l’evento nel panorama internazionale.
Artigiani, pasticceri, musicisti improvvisati come quelli della “Musica arabita”, concorrono per rendere il Carnevale di Fano estremamente caratteristico e peculiare.
La Biblioteca Federiciana conserva numerose fotografie delle edizioni del XX secolo, alcuni filmati sono presenti anche negli archivi dell’Istituto Luce.
Il più antico documento rinvenuto sul Carnevale è un rimborso conservato nella Sezione Archivio di Stato di Fano del 1347 effettuato dal Comune per “le spese per l’acquisto di panni, carne, armi, speroni e guanti, e “acconiatura” di corde per il gioco di Carnevale”.
Un manoscritto della Biblioteca Federiciana (ms. Federici 142/7) contiene una Lezione accademica sul Carnovale (1753-1758) in cui è ben espresso lo spirito della festa e delle attività: «Molte sono queste grate distrazioni, onestamente ricreanti il faticato animo, che si combinano nel Carnevale: Convitti più frequenti e reciprochi, corsi e passeggi di cocchi e Popolo più affluente; corse di Barbari, agitazioni di tori e vacine, conversazioni di gioco, feste di balli, musica più scelta, teatro aperto…».
La maschera consente «a ciascuno, in certo tempo fra l’anno, di vestire per poco il personaggio e la classe in cui piacerebbergli sollevarsi o di essere collocato… Cosa sarebbe se si riducesse il vantaggio della Maschera alla propria privata soddisfazione et opportuna tranquillità. Convien spinger l’immagine e ricercarne il vantaggio pubblico. Lasciamo l’investigare d’onde nasca tanto diverso instinto e tanta contraria inclinazione fra uomo e uomo. In apparenza siam tutti simili; ma sotto questa apparenza si ricuopre e si nasconde egualmente il mansueto et il feroce, gl’insidioso et il benefico, l’umile et il superbo. E quello che vi è di peggio in tanta diversità d’inclinazioni pochi son quelli che non studino di farsi credere quel che non sono, anzi più l’indole è prava, più sagace è l’arte di ascondersi».
Il “Teatro aperto” è uno degli eventi più graditi del Carnevale: «Musica di Armonia e di Pratica Artificiale, Azioni dello Spirito et esperimenti di agilità nel corpo, avvicinamento di idee e studiata apparente riunione di persone, per diversità di condizione e per distanza di tempo e di luogo a noi lontane. Vediamo in rappresentanza anche in una Città della Provincia lo splendore della metropoli, et il vortice di una Corte, […] e tutto ciò con certo soave incantesimo, che astrae, et a un tempo stesso dilettando instruisce con le diverse azioni che ci rappresenta il Teatro».